Come tutti sapete il lavoro che un atleta fa durante un allenamento, o una partita, viene definito in termini di carico esterno ed interno. Non mi soffermo sella definizione di questi concetti ma vorrei spendere due parole sulla valutazione di quello che interessa molto noi preparatori atletici: il carico interno, cosa andiamo a creare con le nostre esercitazione nell’organismo dell’atleta, la sua risposta soggettiva. La valutazione di questo parametro è stata sempre al centro di molti dibattiti, anche molto accesi, per quanto riguarda l’utilizzo delle diverse metodologie: c’è chi usa la frequenza cardiaca, chi usa il lattato ematico, chi usa i GPS, e chi altre strane e costose tecnologie (vedi la match analysis con telecamere). Prima di tutto vorrei sottolineare il fatto che ormai anche la tanto affermata frequenza cardiaca sta perdendo il suo valore assoluto di indice di carico interno a favore di altre tecnologie come i gps, capaci di calcolare le accelerazioni, indice più esatto del consumo energetico secondo le ultime ricerche scientifiche (vedi Di Prampero et al).
Detto questo però vorrei porre la vostra attenzione sul fatto che non sempre abbiamo a disposizione tecnologie costose come i gps (che tra l’altro non in tutti i palazzetti prendono il segnale dal stellite) o anche, per chi la volesse ancora usare, dei cardiofrequenzimetri con trasmissione in telemetria, e quindi credo che il metodo migliore, validato, economico e rapido sia sicuramente la rilevazione dello sforzo percepito.
La scala di Borg è la più famosa scala sullo sforzo percepito che esista e risulta anche essere in stretta correlazione con il reale carico interno del giocatore. Io credo che la rilevazione dell’RPE con la scala CR10 o CR100 sia comoda per poter modulare e monitorare l’allenamento,e le partite, in modo da avere sempre un indice di quello che i nostri giocatori stanno facendo, per calcolare in questo modo il training load.
Io personalmente insieme alla scala CR100 uso anche la scala TQR per il recupero e la VAS per il dolore muscolare, somministrandole ai miei atleti in maniera veloce, economica e semplice. Ovviamente per avere dei dati veritieri bisogna rispettare i parametri di somministrazione delle scale validati dagli studi scientifici in materia e soprattutto usare i formati di foglio e i caratteri utilizzati in questi studi, altrimenti il metodo perde di efficacia.
Insomma secondo me è meglio tornare alla buona vecchia carta e penna piuttosto che milioni di dati buttatici in faccia da una nuova tecnologia che poi forse non è neanche così precisa per quello che costa!
Vi invito a esprimere opinioni sull’argomento
A presto
Ciao
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